L’Alzheimer Summit, che nel 2025 giunge alla sua quinta edizione, è rivolto a tutti coloro che si occupano, a diverso titolo, di persone con demenza: Associazioni Alzheimer, operatori sanitari, educatori, volontari, familiari e caregiver, studenti, ricercatori, rappresentanti delle Istituzioni.

foto @fondazione alzheimer
Cosa aspettarsi dall’edizione 2025
Nel 2025 sarà ancora Palazzo Dolcini ad aprire le sue porte all’Alzheimer Summit e a ospitare i suoi partecipanti. Palazzo Dolcini sorge nel cuore di Mercato Saraceno (FC), comunità che accoglie la sede della Fondazione Maratona Alzheimer e il nuovo Centro di Documentazione, Studio e Ricerca Alzheimer Giovanni Bissoni.
Ogni edizione del Summit vuole contribuire ad aumentare la consapevolezza sulla malattia e a promuovere l’importanza di un approccio globale alla cura, che coinvolga non solo i pazienti ma anche le loro famiglie, i caregiver e le istituzioni. Nel 2025, l’Alzheimer Summit si prepara ad affrontare nuove sfide ai fini di migliorare la qualità della vita delle persone con demenza e delle loro famiglie.
Quest’anno verranno trattati, in particolare, temi inerenti i luoghi in cui si compie la cura: i Caffè Alzheimer, le Residenze Sanitarie e la comunità stessa. Ecco un’altra anteprima esclusiva: questa volta si tratta della tematica affrontata dalla Prof. Laura Calzà all’Alzheimer Summit del 10 e 11 aprile.
Nella narrazione della demenza, Fondazione Maratona Alzheimer si è sempre data alcune regole: porre al centro la persona ammalata, e rappresentare la realtà, lo stato dell’arte di tutti gli ambiti (ricerca, cura, assistenza, normative, etc.). Per questo obiettivo, e più in generale per le discipline basate sull’osservazione empirica (scienze naturali e scienze sociali), e per quelle applicate (ingegneria e medicina), la rappresentazione numerica degli eventi rappresenta la base metodologica. Consente di misurare le osservazioni, trasformando ad esempio la percezione di caldo o freddo in dati quantitativi. Ne derivano la precisione e l’accuratezza e quindi la possibilità di un confronto di queste misure fra contesti diversi. La rappresentazione numerica delle demenze ci restituisce i dati che tutti conosciamo, che sono la base della comunicazione scientifica ma anche generalista della malattia, e servono a prendere decisioni per i pazienti, i familiari, i caregivers, il sistema sanitario, le comunità, la politica più in generale.
Ma, alla fine, questa massa di dati, di descrizione della malattia attraverso il valore numerico “medio” dei suoi infiniti aspetti, ci lascia insoddisfatti, lascia la sensazione di tanto, troppo “non detto”. I numeri descrivono la malattia, ma ci dicono poco della singola persona ammalata. Perché? Perché la malattia, con le sue categorie sintomatologiche e i relativi numeri, non identifica la persona: la persona non è la sua demenza, ma quello che perde quando la malattia compare, e cioè la mente (“de-mentia”). Dobbiamo partire della mente di ciascuno, e in particolare dal suo tratto distintivo che è l’originalità, il risultato di un’esperienza unica e irripetibile.
Proveremo a parlare di questo nella presentazione, citando la “teoria della complessità”, e discutendo di come il funzionamento della mente, attraverso le sue “proprietà emergenti”, ne rappresenti un paradigma. Parleremo della riconciliazione di capacità cognitive, emozioni, corpo. Cercheremo, con la lettura della mente e della sua perdita (“de-mentia”) fatta non attraverso i numeri ma attraverso la sua complessità, qualche elemento che ci aiuti a mantenere l’individualità della persona ammalata, per salvaguardarne il personale contributo alla vita, ma anche per aiutare concretamente il suo percorso di assistenza, ad esempio attraverso il recupero di qualche spezzone personale ed esclusivo di memoria.
Laura Calzà, MD
Direttore Scientifico Fondazione IRET e Presidente Comitato Scientifico Fondazione Maratona Alzheimer
Tutte le info https://www.maratonaalzheimer.it/it/fondazione-maratona-alzheimer/summit-2025
COMUNICATO STAMPA