Venezia .Nel cuore della laguna tra stimoli culturali e architetture del paesaggio, nasce una nuova tappa per l’arte contemporanea di Venezia. Alle ore 12 del parco dell’isola di San Servolo, patrimonio della Città Metropolitana il 23 ottobre è stata inaugurata “Bubu negli intrecci del fanciullino”. Si tratta di una scultura tessile, realizzata dall’artista Emanuela Giacco nel 2023. L’opera è stata donata al Comune di Venezia e entrerà a far parte delle raccolte d’arte contemporanea comunali gestite dalla Fondazione Musei Civici di Venezia.
Emanuela Giacco che da tempo ha eletto la splendida Golfo Aranci come sua seconda casa, ha voluto così sottolineare l’evento veneziano: “Sono state giornate molto intense, ho avuto una accoglienza davvero molto calorosa, erano tutti molto entusiasti per un’opera che parla di sostenibilità e cerca di smuovere le coscienze sociali sul tema della crisi climatica evocando la potenza di un simbolo che possa risvegliare il bambino che é in ognuno di noi, per guardare al futuro con occhi puri, liberi da pregiudizi e colmi di rispetto per il prossimo e per il nostro pianeta”.
La scultura è interamente realizzata in cime nautiche e si si distingue per una presenza imponente nonostante la delicatezza del materiale: una struttura in ferro zincato, finitura in resina epossidica e verniciatura acrilica. Le dimensioni rilevano subito la maestosità dell’opera: 2,45 metri di larghezza, 2,4 metri di profondità e 2,55 metri di altezza con un peso di circa due tonnellate. Un ritmo di intrecci che richiama fin dal titolo, l’idea di legami e di dinamiche di relazione, elementi centrali che ben si collocano anche nel contesto di San Servolo, parco d’arte contemporanea dove convivono opere firmate da nomi come Pomodoro e Pistoletto.
La donazione è accompagnata da una clausola chiave: la gestione, la conservazione e la valorizzazione dell’opera dovranno passare per la Fondazione Musei Civici di Venezia. In pratica se da una parte si celebra la grande generosità dell’artista, dall’altra si consolida un percorso di custodia continua che mette in rete istituzioni pubbliche e culturali per assicurare la fruizione pubblica e la salvaguardia dell’opera nel tempo. Il Comune da parte sua, conserva la possibilità di proporre in futuro un’esposizione dell’opera in contesti cittadini differenti, offrendo nuove opportunità di dialogo tra pubblico e arte.

Venezia si conferma essere il fulcro dell’arte contemporanea
L’isola di San Servolo già nota come laboratorio creativo e culturale, ospita ora un pezzo tangibile di una scena artistica che si alimenta di confronti tra tecniche tessili, ingegneria del ferro e lavorazioni moderne. La presenza della scultura tessile nella cornice verde dell’isola amplia la risonanza del luogo, che continua a essere sede di riflessioni estetiche e incontri con il pubblico in un contesto sorvegliato ma accessibile. La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione dell’autrice, Emanuela Giacco, e del sindaco metropolitano Luigi Brugnaro. L’incontro ha offerto un’occasione per soffermarsi sull’importanza delle donazioni come leva di sviluppo per una città che guarda al patrimonio non solo come architettura, ma anche come dinamica di creazione collettiva, in continuo dialogo con la comunità.
Emanuela Giacco abbiamo imparato a conoscerla attraverso le sue opere che sanno di manualità, creatività, in guardare oltre il materiale fine a se stesso, donando una nuova vita e una nuova funzione a tutte quelle cime nautiche che dopo aver respirato l’aria del mare e aver contrastato i venti dell’oceano, ora possono parlare di dolcezza, armonia e una vita senza mai una fine. Ecco come viene descritta questa straordinaria opera che a Venezia ha trovato la sua degna collocazione: “Guardare il mondo attraverso gli occhi di un bambino, tutti lo abbiamo fatto, eppure negli anni lo abbiamo spesso dimenticato. Con quest’opera l’artista vuole rievocare la meraviglia, la purezza d’animo, lo stato di amore e di fiducia che il nostro “essere bambino” custodisce. L’opera si configura quindi come una riflessione profonda sull’innocenza e la meraviglia dell’infanzia, un invito a riscoprire la purezza d’animo e la fiducia che caratterizzano il nostro fanciullino. Attraverso l’utilizzo di cime nautiche di recupero, l’artista da vita ad opere che si distinguono non solo per la sua dimensione estetica, ma anche per il forte significato simbolico degli intrecci e per il messaggio politico responsabile che promuove la salvaguardia del nostro eco-sistema attraverso un approccio artistico consapevole. I nodi che caratterizzano l’opera alludono ai legami intrinseci tra gli esseri umani ed il cosmo, evocando l’idea di connessioni che trascendono il tempo e lo spazio. Questi nodi fungono da metafora delle relazioni che ci uniscono, suggerendo che sebbene i nostri vissuti siano stratificati da sovrastrutture culturali e sociali, vi è sempre un anelito verso un ritorno all’autenticità. La scultura invita lo spettatore a osservare il mondo con occhi nuovi, liberandosi dai pregiudizi, dalle paure e dagli schemi mentali che spesso inibiscono la capacità di meravigliarsi. L’opera vuole rappresentare un viaggio nell’infanzia di ognuno di noi, un momento per fermarsi e riscoprire ciò che conta davvero, attraverso la sorpresa e l’incanto di ogni piccolo dettaglio. Con il suo fascino nostalgico e la sua forte connessione con il tema ecologico, quest’opera, ci esorta a diventare custodi attenti del nostro pianeta,
valorizzando e tutelando la bellezza che ci circonda. “L’arte da sempre si interroga sul momento presente, racconta di cambiamenti, di rivoluzioni alle volte anticipandole. Credo che oggi l’arte non possa non parlare della crisi climatica. Credo in un progetto che risvegli le coscienze sociali.” Queste le parole dell’artista Emanuela Giacco che sintetizza la sua ricerca di matrice esistenzialista ed il suo messaggio sulla sostenibilità.
Ed ancora prosegue l’artista: ”Ogni anno tonnellate di fibre tessili sintetiche vengono smaltite e nel peggiore dei casi vengono scaricate nei fondali intaccando posidonia e tutte le specie. Credo che l’arte
parli attraverso le emozioni, motivo per cui il messaggio veicolato sarà sempre molto potente.”
In questo intreccio di responsabilità istituzionale e creatività individuale, “Bubu negli intrecci del fanciullino” si propone come nuovo crocevia tra lo spazio verde di San Servolo e le pratiche artistico-culturali della Venezia contemporanea, confermando la vocazione della laguna a essere laboratorio aperto di arti, memoria e partecipazione. Il vento della Sardegna è giunto a Venezia, e crea grandi emozioni!