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Roma incontra Matteo Fasanella e il suo DarkSide

Chi è l'attore e regista poliedrico che riesce a trasmettere al pubblico tutta la sua intensità cinematografica e la straordinaria vocazione teatrale

da Redazione
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Nel cuore pulsante di Roma, tra sperimentazione e profondità emotiva, nasce la DarkSide Lab Theatre Company, un collettivo teatrale che ha fatto del mistero, del non detto e dell’indagine interiore la propria cifra stilistica. Il nome stesso richiama una visione ben precisa: quella di un teatro che esplora i lati più nascosti dell’animo umano, senza rinunciare a un linguaggio accessibile e coinvolgente per il pubblico.

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Roma, DarkSide Lab Theatre: il lato oscuro dell’arte in scena

Alla guida di questo laboratorio di creatività troviamo Matteo Fasanella, attore e regista, il cui lavoro si distingue per una meticolosa cura del disegno luci, della colonna sonora e di una recitazione che coniuga intensità cinematografica e vocazione teatrale. Tra i successi della compagnia spiccano Cyrano, adattamento intimo e introspettivo del classico di Rostand; Giovanna Dark, una riscrittura che scava nelle ombre della Pulzella d’Orléans; Like The Avengers, una commedia che ribalta la vulnerabilità in forza collettiva; e Dark Moon, un viaggio tra sogno e realtà ispirato a Michele Mari. Un teatro che accoglie, scuote e rivela. Un teatro che, sotto la guida di Fasanella, continua a lasciare il segno. Ecco cosa ne è scaturito dal nostro emozionante incontro.

La tua formazione presso la Libera Accademia dello Spettacolo, sotto la direzione di Ennio Coltorti, ha segnato il tuo percorso artistico. In che modo questo percorso ha influenzato il tuo approccio al teatro?
Senza dubbio scegliere, ed avere il privilegio di esser scelto, in un percorso come quello che offriva la Libera Accademia dello Spettacolo di Roma, ha segnato profondamente il mio approccio al teatro. Credo fortemente nella formazione e, in quei tre intensissimi anni, gli strumenti che la qualità di quel corpo docenti, a partire dal direttore artistico Ennio Coltorti, mi ha fornito è stata decisiva nel darmi un’impronta che potesse combaciare con il mio istinto e il mio gusto
artistico/interpretativo.

Hai partecipato a seminari e workshop con figure come Mario Scaccia ed Edoardo Sala. Quali insegnamenti o momenti chiave di questi incontri ritieni abbiano avuto l’impatto maggiore sul tuo percorso professionale?
Ho avuto l’onore di incontrare Mario Scaccia ancor prima del mio percorso accademico. Che dire? Un uomo straordinario, sicuramente uno degli ultimi grandissimi uomini di teatro insieme al recente compianto Glauco Mauri. Da Lui ho appreso senz’altro quanto sia l’amore incondizionato per il proprio lavoro a fare, alla lunga, la più grande differenza. E poi l’umiltà, altro ingrediente fondamentale e caratteristico solo dei grandissimi. Edoardo Sala ha poi proseguito il percorso di Mario, come solo lui avrebbe potuto fare. Un altro incontro fondamentale che porto nel cuore. Anni dopo ho anche avuto la gioia di dirigerlo, nel primo allestimento del mio “Giovanna Dark”. Altro grande insegnamento di umiltà, da parte sua, accettare una proposta di un suo ex allievo. Voglio un gran bene ad Edoardo.

Nel corso degli anni hai collaborato con numerosi professionisti del settore. Puoi raccontarci un episodio o un insegnamento particolare che ha lasciato un segno profondo nella tua esperienza artistica?                                                                                                                                                  Sarebbero tantissimi gli episodi da raccontare. Sono stato davvero fortunato. Soprattutto legandomi a una figura come quella di Ennio Coltorti che, dopo gli anni in accademia, mi ha preso sotto la sua ala e mi ha concesso di affiancarlo in ogni modo, da aiuto regista ad attore. Il rigore di Ennio, la cultura, la disciplina, il coraggio di andare controcorrente (anche nella proposta artistica). Tutti insegnamenti che ancora oggi risuonano costantemente in me. Riporto con orgoglio una frase di Ennio che, secondo me, andrebbe scolpita su tutti i muri portanti delle scuole di recitazione: “Cercate la vostra identità artistica, distinguetevi dal gregge. Vi sentirete soli, ma sarete solidi.”

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foto@matteofasanella

Il tuo impegno nel teatro per ragazzi e nei progetti di formazione terapeutica e sociale è notevole. Quale ruolo pensi che il teatro giochi nella crescita personale e nella trasformazione sociale, soprattutto per le nuove generazioni?                                                                                                      L’ho già detto che sono stato davvero tanto fortunato? Sì! mi occorre ripetermi perché queste esperienze alle quali fai riferimento sono ancora precedenti a tutto ciò che è stato appena detto. i progetti di formazione di teatro ragazzi e formazione terapeutica e sociale iniziano in Calabria da ragazzo, organizzati dalla prima compagnia teatrale nella quale ho esordito tredicenne (Aprustum, di Castrovillari). Ho avuto l’occasione di collaborare con chi teneva i corsi ed è stato incredibile vedere quanta incidenza può avere la recitazione, il teatro, su i giovanissimi e su personalità condizionate da storie complesse e vite ancor più complesse. E’ davvero l’arte del vivere, il teatro. Potrebbe avere un ruolo ancor più trasformativo se si osasse un po’ di più, dandogli più spazio nei programmi didattici. Le nuove generazioni, sempre più tendenti all’isolamento sociale e all’impoverimento culturale (non di certo per colpe loro) ne avrebbero un gran giovamento.

Hai lavorato sia in produzioni teatrali, cinematografiche e televisive, assumendo anche ruoli da Primo aiuto Regia e assistente alla regia. In che modo queste esperienze interdisciplinari arricchiscono il tuo lavoro e la tua visione teatrale?
Il cinema, la televisione, sono state esperienze di natura episodica nel mio percorso. Ma sicuramente importanti per rafforzare un concetto che già affiorava alla mia mente: ragionare da “artista”. Prestato oggi a questa disciplina, oggi a quell’altra. Senza essere troppo specifici nel definirsi. Questa visione permette di aumentare le proprie possibilità di conoscenza, sia in termini culturali che intellettuali che professionali. In più, aver frequentato la regia cinematografica, mi ha fornito strumenti che oggi definiscono in parte anche il mio stile registico teatrale.

Quali sono le ispirazioni più intime e personali che ti guidano, sia dal punto di vista artistico che umano, e come queste influenzano il tuo modo di interpretare e dirigere sul palcoscenico?                                                                                                                                                                                Artisticamente mi sono nutrito in questi anni di visioni molto differenti. E parlo sia dal punto di vista del nutrimento “attivo”, cioè di quello che ho avuto l’occasione di frequentare direttamente, sia di quello “passivo” con ciò che mi piace guardare in teatro e al cinema. Sono cresciuto con il teatro di Eduardo, sin da bambino lo guardavo in tv (grazie ai miei genitori illuminati) e poi l’ho conosciuto ancor meglio interpretando varie volte, da ragazzo, le sue commedie in teatro. E l’ho amato e lo amo ancora profondamente. Nonostante ciò, sento risuonare in me maggiormente visioni più immaginifiche ed oniriche. Per citarne alcuni, Christopher Nolan, David Cronemberg, Paolo Sorrentino, sono i registi cinematografici che amplificano il mio immaginario e mi concedono la possibilità di guardare più in alto rispetto all’orizzonte del quotidiano. Sia interpretativamente che registicamente, non mi interessa raccontare una verità simile a quella che ci circonda quotidianamente. Ho studiato e mi sono formato per cercare qualcosa di più alto. Oggi, ad esempio, sto lavorando in teatro al fianco di Marco Filiberti, un grandissimo regista teatrale e cinematografico, che rispecchia in pieno il concetto che ho appena espresso. L’arte dovrebbe avere il coraggio di guardare e far guardare verso l’alto. Marco lo fa, sempre, mi sento completamente allineato a questa visione. E il viaggio è incredibile.

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foto@darkside
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Con la fondazione della Darkside Labtheatre Company, hai creato a Roma uno spazio creativo alquanto innovativo. Quali progetti o idee ti piacerebbe realizzare per colmare le lacune che attualmente percepisci nel panorama teatrale?                                                                                                 Il concept DarkSide, sin dagli albori del progetto (2015), aveva l’ambizione di innestarsi in un mercato così complesso con una visione audace. Tutti i progetti che in questi anni ho presentato erano tutti mossi dal desiderio di provare a dimostrare che esiste un modo diverso per concepire un’esperienza teatrale. Qualcosa che superi il mero intrattenimento, senza diventare respingente. Non perché sentissi questa lacuna nel panorama teatrale, ma perché sapevo che cosi facendo sarebbe stata sicuramente una proposta autentica, in quanto proveniente da un’urgenza artistica vera. Oggi, a distanza di dieci anni, posso dirmi
assolutamente soddisfatto e in piena corsa per dare a questa visione sempre più ambizione e concretezza.

Guardando al futuro, quale messaggio o emozione vorresti trasmettere al pubblico attraverso le tue produzioni e come immagini che il teatro possa evolversi per rispondere alle sfide della società contemporanea?
Il teatro mi ha insegnato che lo spettacolo è sempre uno scambio tra artisti e pubblico. In questi anni le emozioni che ci siamo scambiati sono state tantissime e credo che lo siano state proprio perché è stata riconosciuta l’autenticità dell’urgenza e la buona fede del progetto. Non c’è mai stata, non ci sarà mai e non potrà mai esserci vanità o velleità nella nostra proposta. Questo il pubblico lo avverte e sembra apprezzarlo. La mia promessa, il mio impegno, è quello di non tradire mai l’origine di questo progetto. Il teatro c’è da sempre e ci sarà per sempre.  Senza particolare bisogno di evoluzioni, se fatto con questi principi. Ma porterà la società contemporanea ad evolversi.

Raccontami un sogno nel cassetto                                                                                                                                                                                                            Riuscire a dare continuità al percorso. Per me, per il mio sogno, ma anche per tutte le persone che mi circondano, i miei soci, i miei “Ministri dei sogni”. Senza i quali questo viaggio non avrebbe lo stesso sapore. Sono tutti artisti straordinari. Ognuno di loro supera il concetto di attore/attrice, producendosi in miracoli che meritano continuità, riconoscimento e un futuro radioso. Dietro ogni progetto c’è tantissimo amore ma anche tantissimi sacrifici, che tutti noi
compiamo per far sì che la magia si compia ogni volta.  Il mio sogno nel cassetto è la crescita artistica, produttiva, distributiva, del Progetto DarkSide
LabTheatre Company.

La Capitale ospita un imperdibile appuntamento con Matteo Fasanella

Dopo questo incontro davvero emozionante e coinvolgente, non resta che recarci al Teatro Cometa Off  di Roma che presenta dal 19 al 25 marzo 2025 GIACOMO LEOPARDI DARKMOON uno spettacolo della  DarkSide LabTheatre Company liberamente tratto da  “Io venia pien d’angoscia a rimirarti” di: MICHELE MARI Drammaturgia e Regia: MATTEO FASANELLA con: SABRINA SACCHELLI NICOLO’ BERTI GIUSEPPE COPPOLA Assistente alla Regia: LORENZO MARTINELLI Allestimento Scenico: ALESSIO GIUSTO Disegno Luci: MATTEO FASANELLA Foto e Grafica: AGNESE CARINCI

 

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3 commenti

Matteo Fasanella a Roma ed è DarkSide - Web - Magazine Ugualmente Abile News Marzo 21, 2025 - 9:48 am

[…] Fasanella ha rilasciato una lunga intervista su scarpellinilaura.it in cui si racconta a lungo portandoci per mano in un meraviglioso viaggio […]

Rispondere
Leonilde Marzo 21, 2025 - 8:18 pm

Brava Laura

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Roma, Darkmoon: il lato oscuro che strega - Laura Scarpellini Marzo 25, 2025 - 11:39 am

[…] Regia magistrale di Matteo Fasanella […]

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