A Napoli la storia di Orso, un affettuoso bulldog inglese, ha toccato il cuore di molti. Orso non era solo un animale domestico: era il compagno inseparabile di Alessandro, un ragazzo affetto da disabilità che aveva trovato in lui un alleato prezioso nel superare le sfide quotidiane.

Aldo
Storia di Alessandro e il suo amico speciale
“Alessandro è un bambino autistico, dolcissimo. Prima che morisse Orso (avvelenamento) Ale diceva pochissime parole, ma le diceva. Poi ha smesso completamente. Comportamenti problematici, stereotipie vocali. Le stesse che ha avuto tutto il 2024, durante le mie chemioterapie. Ma c’era Orso con lui e con me. Io sono un educatore cinofilo e Orso è stato di supporto per me durante le cure e per mio figlio nella sua quotidianità. Ora con Aldo si sta ristabilendo piano piano un equilibrio. Sono un nucleo familiare monogenitoriale, quindi stare dietro a tutto è faticoso. Ma vedere che ora mio figlio fa come faceva con Aldo esattamente come faceva con orso quando era piccolo, mi fa capire che farlo entrare nelle nostre vite è stata la scelta giusta“.
Così ci racconta Teresa Pinto madre monogenitoriale di Alessandro . “Grazie alla presenza di Orso mio figlio aveva fatto notevoli progressi nel suo percorso di autonomia e socializzazione. Il cane lo accompagnava nelle passeggiate, nelle terapie e nelle attività scolastiche, diventando una vera e propria ancora di salvezza in momenti difficili. La loro storia rappresentava un esempio di come l’amore e la supporto animale possano fare la differenza per chi affronta disabilità”
Purtroppo, questa storia d’amore si è conclusa in modo tragico. Orso è venuto a mancare improvvisamente dopo aver ingerito presumibilmente del veleno per blatte lasciato davanti a un’attività commerciale senza alcun avviso o precauzione. La perdita del cane ha devastato Alessandro e la sua famiglia. La madre del ragazzo ha sporto denuncia contro ignoti, denunciando l’incauto gesto che ha portato alla morte dell’amico fedele.
L’evento ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato importanti questioni sulla sicurezza degli animali domestici e sulla tutela dei soggetti più vulnerabili. Marco ha avuto enormi difficoltà ad accettare la perdita del suo amico a quattro zampe, manifestando problemi emotivi e comportamentali legati al lutto.
Un nuovo arrivo che apre ad una nuova vita
Per far fronte a questa tragedia e per onorare la memoria di Orso, la madre del ragazzo ha deciso di adottare un nuovo bulldog, sperando di ridare speranza al figlio e ricostruire il legame speciale che avevano condiviso. Inoltre, ha fondato un’associazione dedicata al supporto dei ragazzi con disabilità, con particolare attenzione alla tutela degli animali domestici e alla sensibilizzazione sul rispetto delle norme di sicurezza per gli animali in generale.
Questa iniziativa mira a creare una rete di sostegno per le famiglie coinvolte in situazioni simili, promuovendo l’importanza dell’affido responsabile e della prevenzione dei rischi legati all’uso improprio di sostanze tossiche. La storia di Orso diventa così un simbolo di resilienza e speranza: dimostra come anche nelle circostanze più dolorose si possa trovare una via per trasformare il dolore in azione positiva.
Come hai vissuto il momento improvviso della perdita del tuo adorato bulldog Orso e in che modo questa perdita ha influenzato il percorso di tuo figlio autistico?
La sera in cui Orso è andato via mi faceva male tutto. Avevo dolore in tutto il corpo. Ricordo che quando ho perso mia madre camminavo, ma non sentivo la terra sotto i piedi. Le gambe andavano a vuoto. Ma quando ho perso Orso non c’era un punto del corpo che non mi faceva male. Il mio compagno voleva abbracciarmi e io gli gridai di non toccarmi. Per tre giorni ho bevuto solo acqua. Alessandro si è chiuso, completamente. Mesi di lavoro terapeutico buttati, pensai. Prima di questo enorme lutto Alessandro diceva poche parole; morto Orso più nulla. Ha ricominciato a spiegarsi a gesti, già avuto alcune notti insonni ed è stato estremamente irascibile. Stereotipie vocali e motorie fuori controllo. È regredito di colpo. Anche con i terapisti è stato intrattabile, loro sono stati bravi: hanno rispettato il suo lutto e gli hanno dato tempo senza forzarlo.
In che modo l’arrivo di Aldo, il nuovo bulldog, sta contribuendo a rafforzare il legame tra tuo figlio e il suo mondo, aiutandolo a uscire dall’isolamento?
L’arrivo di Aldo ha contribuito a sciogliere piano piano i nodi che si erano creati tra il mondo di Alessandro e il nostro.
“Ce ne sono ancora parecchi, perché Aldo è un cucciolo che sta imparando le regole di casa, il giusto modo di approcciarsi a noi e ad Alessandro soprattutto. Con Orso ormai c’era un equilibrio perfetto fatto di routine e orari che il cane conosceva. Per Aldo ora è tutto nuovo e dobbiamo dargli tempo. Ma la presenza del cucciolo, il fatto che anche Alessandro debba prendersene cura, lo sta aiutando ad assopire il dolore. Certo, non passerà. Ma purtroppo la vita è fatta anche di questo. Alessandro ha visto Orso ed ha assistito alla sepoltura in silenzio. I figli non si possono proteggere da tutto e io ho voluto che lui si rendesse conto fino in fondo di cosa accade quando un amico ci lascia. Come ora si sta rendendo conto del fatto che però permane un filo invisibile che continua a legarci a chi non c’è più. Che l’amore resta e dobbiamo scegliere se conservarlo o incanalarlo di nuovo. Con Aldo abbiamo scelto di dargli una strada, bellissima”
Quali sono state le sfide più grandi nel ricostruire un rapporto di fiducia e amicizia tra tuo figlio e il nuovo cane, e come le avete superate?
“Le regole. Regole che Alessandro ha dovuto ricordare (non infastidire il cane mentre mangia, lasciarlo dormire tranquillo, cogliere i segnali di gioco che il cane ci da). Contemporaneamente insegnare al cucciolo che la nostra vita è fatta anche di abitudini e orari, che piano piano imparerà. Ora io sto lavorando su due fronti, come ho fatto anni fa. Ci sono riuscita una volta, ci riuscirò anche questa”
Cosa ti ha spinta a creare un’associazione di volontari per supportare altre famiglie che affrontano la perdita di un cane di supporto, e quali sono gli obiettivi principali di questa iniziativa?
“L’Associazione non è ancora ufficialmente creata. Sto aspettando che uno dei soci fondatori legga lo statuto e mi dia l’ok. È un avvocato e voglio andare sul sicuro. Ho pensato a quanti ragazzi disabili possano avere serie difficoltà se l’amico di una vita li lascia. Difficoltà nel quotidiano, nel ristabilire la vita nell’ assenza. Perché la cosa peggiore è aprire la porta di casa e non trovarli. Ho pensato ai genitori, a quanto possano sentirsi avviliti, addolorati e spaventati nel vedere i figli disperati o in regressione. L’associazione, a casa di Orso e Ale, accorperà educatori cinofili (tra i quali la sottoscritta), terapisti, psicologi, operatori, tecnici del comportamento e avvocati. Queste figure aiuteranno la famiglia ed il disabile nella gestione del lutto. Gli educatori cinofili saranno di sostegno qualora la famiglia decidesse per una nuova adozione. Il supporto dell’associazione sarà completamente gratuito. Anche quello riguardante la scelta di un nuovo amico da introdurre in famiglia, con un percorso educativo della durata di 6 mesi (così i genitori non si sentiranno avviliti dal nuovo arrivato che avrà tutto da imparare)”.
Quali messaggi di speranza e di forza vorresti condividere con altre mamme e famiglie che si trovano ad affrontare una perdita simile o che stanno vivendo momenti difficili?
“Niente è impossibile. Il dolore c’è, è grande. Quando si vede il proprio figlio regredire diventa enorme. Subentrano la rabbia, i sensi di colpa. Ma io ho parlato con mio figlio e gli ho chiesto: “Vogliamo prendere un altro cagnolino, Ale? Guarda però che sarà diverso da Orso. Avrà un altro carattere, dovremo ricominciare daccapo.” Lui a gesti mi ha detto di sì. E siamo corsi da lui. La faccia che ha fatto mio figlio quando ha visto Aldo non la dimenticherò mai. Parlate con i vostri figli, spiegate loro che purtroppo esistono anche cause non naturali ed improvvise che ci costringono a un addio prematuro. Aiutarli non significa nasconderglielo. Chiedere loro se sono pronti a una nuova avventura farà parte del percorso. Alessandro ha ricominciato a dire mamma da poco e io sono convinta che la presenza di Aldo sia fondamentale. Spiegare ai ragazzi che il nuovo amico non sostituirà il precedente, ma sarà una strada nuova per il tanto amore che questi ragazzi – troppo spesso soli e poco inclusi – hanno da dare. E poi tanta pazienza, ma quella ai genitori dei ragazzi disabili non manca. Alphonse de Lamartine diceva: “Ovunque vi sia un infelice Dio invia un cane.” Penso che questa frase la dica lunga, più di qualsiasi altra cosa.La faccia che ha fatto mio figlio quando ha visto Aldo non la dimenticherò mai. Un sorriso a 43 denti e gli occhi stretti e lucidi. L’ha toccato subito. Orso ha aiutato Alessandro durante le mie chemioterapie, durante quasi tutto il 2024. L’ha distratto quando ha dovuto vedermi senza capelli e vivere gli effetti collaterali dei farmaci. Come ha aiutato me, del resto. Adesso Aldo lo sta aiutando a far scivolare via quella fase cocente del dolore, a sopportarla meglio”.
Benvenuto Aldo!

