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Al Teatro Roma arriva: TI SCOCCA SE TI CHIAMO AMORE

Una commedia degli equivoci per sorridere sul sentimento più complesso che ci sia

da Redazione
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Il Teatro Roma, sotto la “regia” di Pietro Longhi, accoglie una nuova farsa che promette risate a ritmo serrato e riflessioni taglienti sulla fragilità quotidiana. Ti Scoccia Se Ti Chiamo Amore arriva come una macchina comica perfettamente oliata, scritta e diretta da Luca Giacomozzi, che rilegge la tradizione della Comédie française in chiave contemporanea, adeguando linguaggi, nevrosi e tempi all’epoca in cui viviamo.

La pièce, costruita attorno a sette personaggi, si sviluppa in un crescendo di malintesi, travestimenti, telefonate sbagliate e scambi di persona. Ogni ingresso ed uscita di scena amplifica il gioco degli equivoci, conducendo lo spettatore verso una catastrofe finale che, pur inevitabile, arriva come una risonanza comica del quotidiano vissuto tra fragilità umane e piccoli drammi domestici.

La narrazione si divide tra due piani: da una parte, una giornata cruciale nella vita dell’aspirante autore/editor, che sogna di vedere pubblicato il proprio romanzo e adotta ogni strategia per conquistare una casa editrice prestigiosa; dall’altra, una serie di interazioni minori – amici, conoscenti, vicini di casa – che entrano ed escono dalla scena come provocazioni, dispositivi scenici e catalizzatori di misinterpretazioni. In questo vortice, il testo sprigiona un’energia caffeina, dove la parola corre, si contraddice e ritrova se stessa in una danza di doppi sensi, identità alterne e maschere improvvisate.

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Roma vede salire sul palco la  Francia

Sul palcoscenico, la tradizione francese viene reinterpretata per parlare al pubblico di oggi: tempi comici precisi, gesti misurati e un linguaggio che alterna rigore classico a slang contemporaneo, offrendo una freschezza che non tradisce la genuinità di una risata condivisa. Il risultato è una commedia che vibra tra l’eleganza di una strutturazione classica e l’urgenza di un mondo frastagliato, dove ogni personaggio rivela una parte di sé e ne scopre un’altra, in un gioco di specchi che diverte e fa riflettere.

La regia di Giacomozzi imprime alla pièce una dinamica orchestrata al dettaglio: tempi di pausa, repliche esatte, ritmi che si accendono improvvisamente e una gestione scenografica che, pur non aprendo la porta a grandi scenografie, sa disegnare spazi mentali pieni di possibilità narrative. Il pubblico è chiamato a partecipare non solo mediante la risata, ma attraverso la complicità nell’incasellare i pezzi del puzzle scenico che si compone ad ogni incontro tra protagonisti.

A chiudere, una riflessione sul doppio registro della commedia: da una parte, lo spietato ritratto della nostra quotidianità, dove una semplice giornata può trasformarsi in una rivoluzione di percezioni; dall’altra, la promessa che, pur tra inganni e malintesi, c’è un’umanità che resta ferma al centro del paradosso, capace di trasformare ogni incidente in una piccola, tenera epifania.

Lo spettacolo invita il pubblico a scoprire come un ritornello di urgenze possa cozzare contro la calma apparente dei protagonisti, lasciando emergere una verità semplice ma profonda: l’amore—o la sua fragilità—può trovarsi ovunque, specialmente quando si è più vicini al proprio sogno e si è pronti a ridere di se stessi. Un appuntamento da non perdere per chi ama il teatro che sa essere brillante, lucido e teneramente ribelle al tempo.

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